Celiachia sindrome reale o ‘trend’ del nostro tempo?
198.427 celiaci in Italia, 5000 in più rispetto allo scorso anno. Due terzi dei casi diagnosticati appartengono alla popolazione femminile, […]
Due terzi dei casi diagnosticati appartengono alla popolazione femminile, ma la cosa più grave è che sono circa 400.000 gli individui affetti da tale patologia ignari però del problema.La definizione di ‘Celiachia’ come intolleranza può apparire riduttiva, in quanto è stato riconosciuto come una vera e propria malattia con possibile cronicizzazione che la rende invalidante.
La celiachia è un enteropatia infiammatoria permanente che a lungo andare può causare nel soggetto che ne è affetto gravi problemi, come per esempio l’infertilità, o mettere a rischio la gravidanza nei 2/3 di celiaci che sono appunto donne.
MODA O REALE PROBLEMA?
La celiachia appare agli occhi degli osservatori come una battaglia su due fronti, da una parte ci sono i malcapitati che devono rinunciare forzatamente all’assunzione di glutine e rivedere permanentemente la dieta, pena gravi compromissioni gastrointestinali, dall’altra chi non si sottopone ai testi specifici e che si fa seguire da medici e nutristi improvvisati privandosi di tutti i farinacei contenenti glutine nella speranza che questo regime apporti benefici alla dieta soprattutto in relazione ad una netta perdita di peso.
L’eliminazione del glutine comporta infatti l’aggiunta negli alimenti in questione di zuccheri o conservanti o di sostituti grassi che permettano a livello organolettico una resa del prodotto simile a quella standard.
Nessuna diminuzione calorica quindi, anzi!
L’incremento dei casi reali però è evidente e questo è dovuto al fatto che la maggiore consapevolezzadell’individuo nei confronti dell’alimentazione è reale e cresce di anno in anno, e così cresce il numero di individui che si sottopone agli adeguati esami del sangue.
A testimonianza della veridicità dell’incremento drastico del numero dei celiaci in Italia, vi sono i provvedimenti presi a livello sanitario statale che prevedono il sostentamento dei soggetti affetti tramite una fornitura mensile di prodotti senza glutine che rappresentano ad oggi l’unica soluzione possibile per contrastare questa ‘malattia’.
Sì, perché dietro al danno si cela anche la beffa : i prodotti senza glutine sono estremamente cari.Quindi -‘falsi celiaci‘- pensateci bene prima di autoprescrivervi una dieta senza glutine che oltre che al vostro organismo farà male anche al vostro portafogli.
IL BUSINESS DEI CIBI ‘SENZA TUTTO’ (FREEM FROM)
Guidato da un’ortoressia diffusa, ovvero da una sindrome nervosa caratterizzata dall’ossessione di un’alimentazione sana che spinge ad eliminare gruppi di cibi essenziali per una dieta equilibrata, è cresciuto esponenzialmente il mercato dei cibi cosiddetti ‘senza tutto’, tra cui anche quelli senza glutine.Nello specifico, per i prodotti per celiaci si spendono circa 320 milioni di euro l’anno di cui solo 215 derivano da alimenti erogati per la terapia di pazienti realmente affetti da tale patologia.
La ristorazione deve valutare con attenzione questo ‘mercato’ cercando di anticipare le aspettative con offerte in linea con la propria filosofia di business.