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La storia della COMPAGNIA ITALIANA DEI GRANDI ALBERGHI (CIGA Hotels) parte 4

3. La centralità del Lido per la Compagnia Italiana dei Grandi Alberghi

Nel 1926 il numero di turisti americani e canadesi comincia a superare quello degli italiani. Si nota allora che l’immigrazione dei viaggiatori è favorita dalle valute più pregiate di alcuni Paesi, ma il concorso è anche in rapporto alla prosperità e alla ricchezza di vari paesi di provenienza.

La regressione degli arrivi del dopo Anno Santo incide non tanto sugli alberghi di lusso, quanto sugli altri, i più colpiti dalla mancanza di comitive. Anche in questo frangente, quindi, si ricorre a differenziare maggiormente l’offerta, proponendo anche strutture di livello più basso rispetto alle principali – che verranno poi abbandonate in favore del controllo solo di alberghi di lusso.

  • Strategia di sviluppo orizzontale, acquisizione della società The London and Foreign Hotel Syndicate Ltd, proprietaria del Grand Hôtel de Rome.

4. La fine del periodo d’oro

Dopo il positivo inizio coinciso con l’Anno Santo, la presidenza di Achille Gaggia comincia a fare i conti con il mutato andamento della Compagnia. Tra i fatti societari che determinano la diminuzione degli arrivi e delle giornate di presenza dei viaggiatori ci sono:

  • La mancata incorporazione della The London and Foreign Hotel Syndicate Ltd;
  • La sistemazione dei rapporti con la SAGAR (proprietaria del Grande Albergo delle Rose) che comporta la cessazione di ogni ingerenza diretta della Compagnia nella gestione, affidata perciò a un amministratore unico;
  • La limitazione della partecipazione nella Società Grandi Alberghi Siciliani;
  • L’acquisizione di una partecipazione nella Società Turismo Alberghi Italiani per prendere in affitto il Grande Albergo Colombia di Genova al fine di arredare e gestire la struttura poco aperta;
  • L’incendio che distrugge totalmente lo Stabilimento Bagni, a cui la CIGA pone rimedio in circa tre settimane, salvando così la stagione balneare al

Proprio la stagione del Lido è caratterizzata da una serie di interventi di marketing finalizzati a contrastare l’abbreviarsi del tempo di soggiorno.

  • Organizzazione del Concorso Motonautico Internazionale, a cui partecipano imbarcazioni italiane, americane, francesi e tedesche
  •  Costruzione di campi da tennis e da golf.

Insomma, la strategia della Compagnia punta a creare interessi speciali e nuove attrattive posti accanto a quella centrale di attività balneare. Tuttavia, si riscontra comunque un sensibile calo degli incassi, determinato sia dalla riduzione dei prezzi praticati negli alberghi, sia dalla notevole contrazione delle consumazioni accessorie.

Le azioni messe in atto per contrastare queste negatività si traducono allora in una rigida economia accompagnata dall’attento controllo della spesa.

Inoltre, mancando invece il numero di azioni necessario per la validità delle operazioni, si rimanda all’Assemblea Straordinaria l’approvazione della fusione per incorporazione delle due Società Anonime in cui era prevalente l’interesse della Compagnia: Unione del Grandi Alberghi (UGA) (proprietaria del Grand Hotel et des Iles Borromées di Stresa); Anonima Bagni Alberoni Lido di Venezia.

Con l’inizio della Grande depressione statunitense, la cui ombra, negli anni seguenti al 1929, si protenderà sull’Europa, si chiuse anche il periodo d’oro della CIGA iniziato nel 1920.

Gli anni Venti

Anno 1920 1923 1924-1926 1928
Capitale sociale 12 milioni di lire 18 milioni di lire 36 milioni di lire 54 milioni di lire

5. Il Grande Albergo Colombia di Genova

  1. Strategie adottate:
  • Sviluppo in una città nuova, hotel terminus: la potenzialità del nuovo insediamento risiede nella sua posizione vicina al porto e alla stazione, per cui il ricambio di persone che trafficano la zona è immenso. Inoltre, oltre a captare maggior pubblico, il Colombia assume anche il ruolo di smistarlo in direzione degli altri alberghi della CIGA in altre località. La funzione strategica porta avanti un’ottica del godere del lusso, nonostante la durata dei pernottamenti sia ridotta dal fatto che i clienti sono di passaggio;
  • Strategia di creazione di una struttura immobile nuova;
  • Strategie di gestione: l’albergo non è di proprietà, ma è preso in gestione dalla STAI, società creata appositamente dalla CIGA per questo ruolo.

Altra caratteristica di rilevanza e sicurezza è il fattore della competitività amichevole: l’albergo si presenta come il frutto di un’alleanza tra Fioroni e la Compagnia, per cui l’offerta degli altri alberghi viene completata e allo stesso tempo si aumenta il margine di profitto.

Inoltre, è importante l’equilibrio che si crea tra la strategia che punta sulla tradizione, ma allo stesso tempo sulla modernità attraverso investimenti mirati (caratteristica che appartiene a tutti gli alberghi della CIGA).

Nel 1935 il nome viene cambiato in Colombia Excelsior. L’albergo, durante il Secondo conflitto mondiale, accoglierà per breve tempo il consolato tedesco e poi l’alto comando germanico a cui seguiranno i fascisti della X Mas e, a guerra finita, il comando della V armata interalleata. Nella strategia di espansione della Compagnia, il Colombia rappresenta anche un caso di netta separazione tra la proprietà immobiliare e la gestione dell’attività alberghiera, entrambe affidate a due società appositamente costituitesi.

CAPITOLO IV

1. Anni di crisi

Come detto, fino alla crisi statunitense del ’29, il movimento dei forestieri provenienti dagli Stati Uniti costituiva quasi il 45% della clientela degli alberghi della CIGA. Inutile dire quanto la crisi abbia potuto influire drasticamente. La prevalenza del segno negativo, nel corso dell’esercizio del ’30, risulta un dato generalizzato. Una diminuzione interessa anche la quantità di merci in deposito e per quanto riguarda gli acquisti ci si limita allo stretto necessario.

  • Piano organizzativo:
    • La CIGA liquida tutti i rapporti finanziari, cessando la partecipazione nella Società Grandi Alberghi Siciliani; mantiene soltanto una collaborazione per la pubblicità e la Viene quasi azzerata anche la partecipazione con la SAGAR;
    • Fusione per incorporazione con le società: Unione dei Grandi Alberghi e Anonima Bagni Alberoni Lido di Venezia

A minacciare la vita della CIGA non è solo la depressione mondiale, ma anche le misure straordinarie prese da ogni Stato estero per impedire in tutti i modi l’esodo dei propri cittadini perché non esportino la propria valuta.

In questo quadro, Venezia soffre il calo degli arrivi più delle altre destinazioni, mentre il Lido riesce a compensare almeno in parte la riduzione di stranieri. La forza principale della CIGA continua a risiedere nel patrimonio sociale costituito da alberghi prestigiosi ubicati nelle più importanti città d’Italia.

2. Un grande evento per rilanciare il Lido di Venezia: la Mostra internazionale d’Arte Cinematografica

La Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica rappresenta una geniale invenzione del Conte Giuseppe Volpi di Misurata, da adoperare per rivitalizzare il richiamo di Venezia come destinazione internazionale inimitabile, mondana e Secondo il Conte, la sinergia tra la Biennale e la Mostra avrebbe attratto nuovamente il turismo elitario internazionale sulle spiagge di Lido.

Nell’agosto del 1932, la terrazza dell’Excelsior accoglie la proiezione di diversi film provenienti da Italia, Francia, Germania, Polonia, Inghilterra, Stati Uniti, Unione Sovietica, Olanda e Cecoslovacchia.

I 26 lungometraggi presentati richiamano complessivamente 25.000 spettatori e la Mostra ha tanto successo che la CIGA si fa carico dei finanziamenti anche per la seconda, nel 1934. La presenza di attori, registi, uomini di mondo dello spettacolo e dell’imprenditoria richiama una folla tale da accendere i riflettori della stampa internazionale sul Lido e su Venezia. Dal 1935, per volontà di Mussolini, la Mostra assumerà cadenza annuale, mentre la platea verrà sostituita da una nuova sede, dotata di una moderna sala cinematografica.

3. Nuovi alberghi per la CIGA

  • Fusione della CIGA con le società proprietarie del Grand Hotel di Roma e dei due Excelsior di Roma e Napoli.

Il periodo centrale degli anni Trenta riserva ancora, grazie alla ripresa del flusso turistico, alcune stagioni brillanti comprese nel triennio 1936-1938.

  • Fusione della CIGA con la Società Italiana Grande Albergo in Roma, con sede a Venezia e con la Società anonima svizzera per imprese di alberghi, con sede a Roma;
  • 1936: la CIGA continua la sua politica di espansione acquistando l’intera proprietà dell’Hotel Britannia di Venezia che, sottoposto a un’intensa opera di rinnovamento e sistemazione, aprì nel ’37;
  • L’Hotel Regina di Venezia è un altro albergo della CIGA che, dal punto di vista gestionale, è maggiormente in grado di affrontare periodi Infatti, date le sue piccole dimensioni, ha spese di funzionamento ridotte rispetto ad alberghi più grandi;
  • Serie di rinnovamenti generalizzati all’incirca in tutti gli alberghi riportano la CIGA ad un livelloqualitativo molto alto.

1938:

  • Incorporazione della A. Acquisto ed Esercizio Alberghi Savoia, proprietaria dell’Hotel Principe & Savoia di Milano;
  • Nuovi lavori all’Excelsior di Roma.

 

Continua..................


I Food trend - il marketing sensoriale dall'oriente

Okonomiyaki = letteralmente okonomi = ciò che vuoi, yaki = alla griglia) è un piatto agro-dolce che ricorda nella forma il pancake americano( fonte: wikipedia).

Dai Cartoni animati alla tavola

Attingendo per l’ennesima volta alla cultura giapponese mediata dai cartoni animati arrivati in Italia, se ancora non avete ben visualizzato di cosa stiamo parlando, forse potrebbero aiutarvi i ricordi di due Anime trasmessi anche qui da noi dove sia l’Okonomiyaki che la piastra apparivano spesso: stiamo parlando infatti di “Ai shite knight” meglio conosciuto in Italia come “Kiss me Licia” dove il papà della protagonista gestiva per l’appunto un locale dove si preparavano gli Okonomiyaki!

Stesso lavoro e passione per una delle protagoniste di un Anime un po’ più recente, “Ranma ½”, dove Ukyo, detta Ucchan, è un’esperta (o maniaca?) di questo tipo di piatto al punto che porta sempre sulle spalle come utensile e “arma” una gigantesca paletta che è poi la riproduzione di quelle reali, piccole, che servono ai cuochi per preparare e girare l’Okonomiyaki sul Teppan.

Il pancake d'oriente

Okonomiyaki significa mettere quello che volete sulla piastra, e quindi partendo dalla ricetta di base che prevede un impasto di uova, farina, latte, foglie di cavolo e acqua, si può davvero spaziare con la fantasia. In ogni caso, le due varianti più comuni sono la scelta tra l’Okonomiyaki con carne, e quindi pancetta, e quello con pesce o più frequentemente gamberetti.

Dalle diverse aree geografiche

Vengono identificati come Hiroshima Yaki e Kansai Yaki (o più correttamente Hiroshima Fu e Kansai Fu, cioè “alla Hiroshima” o “alla Kansai”) questa preparazione in particolare è Hiroshima Fu, che è un po’ più complessa e necessita della piastra.
In quel caso, si prepara soltanto l’impasto di farina, acqua e latte e si pone sulla piastra come per le Crepes francesi; tutti gli altri ingredienti verranno poi successivamente sovrapposti, fino a girare abilmente il tutto con le palette andando a coprire le uova poste anch’esse sulla piastra.
Verrà quindi un effetto “sandwich” difficilmente riproducibile in padella.

La variante Kansai Fu, che fa riferimento soprattutto alla città di Osaka, è un po’ più semplice perché richiede di mischiare prima quasi tutti gli ingredienti e poi versarli sulla piastra. In questo caso è possibile preparare l’Okonomiyaki anche in una padella in casa. Abbiamo quindi scelto questa versione casalinga per fare anche in Italia un ottimo Okonomiyaki.

La salsa

Una nota a parte è per la Okonomiyaki-sauce, la salsa per Okonomiyaki.
Questa salsa è composta di varie verdure (cipolle, carote…) e frutta (solitamente mele) ed è la salsa caratteristica e indispensabile per un vero Okonomiyaki. Un po’ come una buona mozzarella per una buona pizza Margherita!


La rivoluzione della Ristorazione moderna

Per la ristorazione i prossimi 5 anni vedranno forti cambiamenti e gli operatori dovranno farsi trovare pronti.

E' in atto una rivoluzione e con essa sono arrivate nuove richieste in termini di innovazione e convenienza, nuove tecnologie per la gestione delle aziende e la connessione con gli ospiti.

Le aziende del settore si dovranno adeguare o addirittura a rifondare la propria organizzazione consolidata.

Perché il food-service attrae sempre più fondi di investimento?

Il food service è un settore in forte crescita e ciò lo rende una scommessa attrattiva.

I 'marchi' che sono in sintonia con le abitudini e gli interessi in evoluzione dei consumatori (formato fast casual, attenzione al benessere, ect.), dedicano sforzi alla responsabilità sociale di impresa, incorporano miglioramenti tecnologici nei loro modelli di business  e sono quelli che più attraggono gli investitori, in particolare se sostenuti da un solido management.

Perché la ristorazione 'fast-casual' continua a crescere?

La maggior parte dell'industria food service globale, è costituita da ristoranti con servizio rapido.

In Italia il settore dei consumi fuori casa continua a crescere ed oggi rappresenta il 36% della spesa alimentare totale (Rapporto Annuale FIPE 2018) con un valore aggiunto di 43,2 miliardi di euro. Ancora in calo i consumi alimentari in casa.

Negli Stati Uniti, metà del cibo che si consuma è fuori casa, di questo, metà è consumato in catene. Di quei consumi nelle catene, oltre la metà (il 60%) è costituita dalle prime 100 catene e, delle prime 100 catene, la metà delle vendite è rappresentata da sole 10 aziende (tutte QSR).

In questo contesto nel mondo anglosassone, e sempre di più anche in Italia, i ristoranti classici (CDR - casual dining restaurants) diventano sempre più irrilevanti perché fanno poco o niente per aggiornare la loro offerta al cliente e quindi essere attrattivi per gli investimenti.

Tra il QSR e il CDR sono nati concetti ibridi definiti fast casual che uniscono ad un modello di business consolidato in termini di costo delle materie prima e costo del personale, un ambiente rilassante ed informale con servizio al tavolo e maggiore attenzione alle esigenze dei clienti e, per estensione, degli investitori.

La tecnologia  al servizio dei ristoranti

La tecnologia rende e continuerà a rendere le interazioni quotidiane sempre più prive di barriere. I consumatori non sono gli unici a beneficiare della tecnologia, la gestione del ristorante è sempre più automatizzata.

Un ristorante è sempre più come un impianto di produzione industriale ma non tutti gli operatori che sono da più tempo sul mercato hanno colto l'opportunità: ciò ha creato spazio per le catene emergenti che ingegnerizzano i propri format con gli ultimi aggiornamenti nei loro modelli di business sin dal loro inizio.

Quali sono oggi le sfide nella gestione dei ristoranti?

Ce ne sono molte, ma una delle più grandi è che i margini vengono messi sotto pressione da più fronti.

Negli ultimi anni i costi delle materie prime sono stati favorevoli, il costo del lavoro varia da paese a paese ma, in generale, è aumentato in modo sostanziale e continuerà a consumare margini. Gli affitti variano ma le buone posizioni si pagano ancora molto salate.

Quali sono i trend  che continueranno a crescere?

Il settore delle consegne continuerà a destare molta attenzione. A livello globale la food delivery rappresenta quasi il 6% delle vendite dei ristoranti, ed è una tendenza che non accenna a rallentare.

Il mercato del food delivery dovrebbe raggiungere 200 miliardi di dollari (passando a circa il 10% del totale del servizio di ristorazione).  Intere categorie di aziende saranno coinvolte ed altre potrebbero estinguersi.

Come devono cambiare i 'layout' di ristoranti e cucine per accogliere questi trend?

Questa è una domanda a cui rispondere con altre domande, è necessario prima di tutto comprendere l'anima del proprio format di ristorazione.

Nelle metropoli le così dette Dark Kitchens e i concetti 'Delivery Only ' diventeranno sempre più popolari. Questo è, in parte, dovuto allo spostamento della popolazione in città a un ritmo sempre più veloce.

L'urbanizzazione rende abbastanza prevedibile capire dove apriranno i ristoranti, soprattutto perché la maggior parte dei clienti di un ristorante proviene da 10 minuti di percorso in auto.

Il 'voice ordering' impatterà sui ristoranti?

Assolutamente dovrebbe. Domino's (che è la principale case study per investimenti in tecnologia) ha integrato con successo la sua tecnologia "Easy Order" con Amazon Echo, quindi per ordinare la cena a casa basta dire "Alexa, ordina Domino's".

Coloro che fanno vera innovazione non lo fanno solo per ottenere pubblicità piuttosto, stanno pensando a come un programma migliorerà l'esperienza dei clienti e inciderà sul loro business.

La tendenza ai "lifestyle brand" influenzerà anche i ristoranti?

Nel marketing c'è uno spostamento che dai dati demografici sta portando alla psicografia. Le persone acquistano marchi che riflettono il modo in cui si vedono.

Piuttosto che l'età, il genere o il background socioeconomico di una persona bisognerà quindi concentrarsi su un insieme condiviso di credenze.

L'innovazione verrà giocata anche qui: il neuromarketing, l'economia comportamentale e il branding sensoriale convergeranno in modo tale che prodotti e marchi ci attrarranno in modi che potremmo anche non riconoscere coscientemente.

Si prenda ad esempio Starbucks Pumpkin Spice Latte, prodotto presente nei punti vendita USA della catena di Seattle: stimola il cervello con gli odori ovvero il senso più strettamente legato ai ricordi e scatena così risposte emotive che connettono il consumatore alle vacanze ovvero un periodo dell'anno in cui siamo in genere meno attenti al budget.

I ristoranti standard odierni funzionano, per la maggior parte, esattamente come se fossero negli anni 1990 o 1980. Come competeranno in un mondo in cui  'Internet of Things' significa che tutto è rintracciabile.

La lentezza con la quale la ristorazione si è mossa è un indicatore di quanto sistemi che non cominceranno a correre potrebbero presto essere nei guai.

#rivoluzione #ristorazioneitaliana #cucinaitaliana

 


Celiachia sindrome reale o 'trend' del nostro tempo?

198.427 celiaci in Italia, 5000 in più rispetto allo scorso anno. Due terzi dei casi diagnosticati appartengono alla popolazione femminile, […]

Due terzi dei casi diagnosticati appartengono alla popolazione femminile, ma la cosa più grave è che sono circa 400.000 gli individui affetti da tale patologia ignari però del problema.La definizione di ‘Celiachia’ come intolleranza può apparire riduttiva, in quanto è stato riconosciuto come una vera e propria malattia con possibile cronicizzazione che la rende invalidante.

La celiachia è un enteropatia infiammatoria permanente che a lungo andare può causare nel soggetto che ne è affetto gravi problemi, come per esempio l’infertilità, o mettere a rischio la gravidanza nei 2/3 di celiaci che sono appunto donne.

MODA O REALE PROBLEMA?

La celiachia appare agli occhi degli osservatori come una battaglia su due fronti, da una parte ci sono i malcapitati che devono rinunciare forzatamente all’assunzione di glutine e rivedere permanentemente la dieta, pena gravi compromissioni gastrointestinali, dall’altra chi non si sottopone ai testi specifici e che si fa seguire da medici e nutristi improvvisati privandosi di tutti i farinacei contenenti glutine nella speranza che questo regime apporti benefici alla dieta soprattutto in relazione ad una netta perdita di peso.

L’eliminazione del glutine comporta infatti l’aggiunta negli alimenti in questione di zuccheri o conservanti o di sostituti grassi che permettano a livello organolettico una resa del prodotto simile a quella standard.

Nessuna diminuzione calorica quindi, anzi!

L’incremento dei casi reali però è evidente e questo è dovuto al fatto che la maggiore consapevolezzadell’individuo nei confronti dell’alimentazione è reale e cresce di anno in anno, e così cresce il numero di individui che si sottopone agli adeguati esami del sangue.

A testimonianza della veridicità dell’incremento drastico del numero dei celiaci in Italia, vi sono i provvedimenti presi a livello sanitario statale che prevedono il sostentamento dei soggetti affetti tramite una fornitura mensile di prodotti senza glutine che rappresentano ad oggi l’unica soluzione possibile per contrastare questa ‘malattia’.

Sì, perché dietro al danno si cela anche la beffa : i prodotti senza glutine sono estremamente cari.Quindi -‘falsi celiaci‘- pensateci bene prima di autoprescrivervi una dieta senza glutine che oltre che al vostro organismo farà male anche al vostro portafogli.

IL BUSINESS DEI CIBI ‘SENZA TUTTO’ (FREEM FROM)

Guidato da un’ortoressia diffusa, ovvero da una sindrome nervosa caratterizzata dall’ossessione di un’alimentazione sana che spinge ad eliminare gruppi di cibi essenziali per una dieta equilibrata, è cresciuto esponenzialmente il mercato dei cibi cosiddetti ‘senza tutto’, tra cui anche quelli senza glutine.Nello specifico, per i prodotti per celiaci si spendono circa 320 milioni di euro l’anno di cui solo 215 derivano da alimenti erogati per la terapia di pazienti realmente affetti da tale patologia.

La ristorazione deve valutare con attenzione questo 'mercato' cercando di anticipare le aspettative con offerte in linea con la propria filosofia di business.